GERMANIA - RENANIA: L’ORO DEL RENO
--- (Rivista Touring Luglio/Agosto 2014) ---
Tra Coblenza, Treviri e Worms, fra atmosfere romantiche, fortezze e tesori romani, si concentra la produzione dei migliori vini tedeschi.
La giovane turista sudamericana sorride, mentre il fidanzato le scatta una fotografia. S'appoggia in posa plastica alla battagliola di ferro del belvedere incuneato nella corrente, in un ingenuo remake della scena in cui Kate Winslet si erge sulla prua del Titanic nel film di James Cameron. Se non fosse per la massa d'acqua, che invece di aprirsi si richiude davanti a noi, sembrerebbe di stare sulla prora di una nave che solca il mare. Invece è la solida terra di Coblenza, e questa piazza d'armi chiamata l'Angolo tedesco è la distesa attorno al monumento a Guglielmo I il Grande, re di Prussia e primo imperatore di Germania. Ma al di la delle glorificazioni storiche e degli indubbi valori panoramici del luogo, il belvedere segna in modo simbolico la vocazione secolare di queste terre. Le acque che si richiudono alla sua estremità, mischiandosi, sono infatti quelle del Reno e della Mosella, i due grandi fiumi che solcano la Renania-Palatinato, il Land nella zona centro-occidentale della Germania, sulle cui sponde si concentra il 70 per cento della produzione vinicola tedesca. Un fluire di bianchi, soprattutto riesling (la regione ne è il maggiore produttore mondiale), ma anche di rossi, come il borgogna, che da duemila anni non ha mai smesso di scorrere. Tanto che gli abitanti, con una punta di orgoglio, si definiscono bevitori di vino... per non confondersi con i consumatori di birra della Germania del Nord. Quasi un tratto di nobiltà nel distinguersi, come gli antichi Romani grandi estimatori dei vini locali, dalle popolazioni “barbariche" oltre il confine dell'impero che correva a nord di Coblenza. Il filo della corrente e lo scorrere del vino delineano oggi il carattere di questa regione: due flussi che ne hanno plasmato millenni di storia e cultura. Anche adesso fra le maggiori attrattive turistiche ci sono gli itinerari, in bici o a piedi, in mezzo alla natura, lungo chilometri di piste che costeggiano i fiumi e lambiscono le colline, attraverso i vigneti. Ma anche verso piccole città d'arte, poco battuti centri storici noti come città romantiche: di quel languido e tempestoso romanticismo tedesco che dall'amore per la natura ha tratto ispirazione per grandi opere di musica, arte e letteratura. Proprio a Coblenza è stata aperta Romanticum, mostra permanente che, simulando un viaggio sul Reno, permette di scoprire con visioni interattive e multimediali la storia e l'atmosfera del fiume. La mostra è ospitata nel sotterraneo del multifunzionale Forum Confluentes, edificio ipermoderno firmato dagli architetti Benthem e Crouwel aperto nel centro della città nel 2013; nel nome richiama l'insediamento romano Castrum ad confluentes, l'accampamento alla convergenza dei fiumi. Si apprezza benissimo la forma del luogo salendo, con la cabinovia che scavalca il Reno, alla fortezza di Ehrenbreitstein, un agglomerato labirintico di casematte, bastioni, fossati, ponti levatoi al culmine di una vasta spianata verde. Era un luogo desolato fino al 2011, quando fu scelto per ospitare la Bundesgartenschau, fiera nazionale del giardinaggio che riempie di fiori e piante ogni angolo della città. Da allora Coblenza continua a esserne piena. L'evento ha rilanciato la città: la cabinovia è nata in quell'occasione, sfidando le rigide regole dell’Unesco (Coblenza è inserita nella lista del Patrimonio dell'umanità) che vincolano le aree tutelate. Avrebbe dovuto essere già smantellata, ma gli abitanti hanno ottenuto una proroga fino al 2026. Anche perché le cabine che sorvolano il Reno, dando una vaga vertigine, sono un'attrazione popolare. Dal belvedere della fortezza, dove ci sono bar, ristoranti, spazi per mostre e per concerti, si abbraccia il panorama della città: il grande spiazzo triangolare in mezzo alle correnti, il palazzo dei principi vescovi di Treviri, le torri aguzze del Duomo di S. Castore, vecchio di quasi 1.800 anni e distrutto dalle bombe dell'ultima guerra, come il 90 per cento della città. Lo sguardo riesce a spaziare anche oltre; ad ovest, risale il corso sinuoso della Mosella a monte del suo incontro con il Reno, dritto e largo come un canale artificiale e perennemente percorso da chiatte. Lassù c'è Treviri, la più antica città della Germania che si proclama addirittura più vecchia di Roma: la quale, oltre a diffondere in queste terre la cultura e il commercio del vino, sotto Diocleziano elevò la città a capitale dell'impero romano d'Occidente. Risalgono a quell'epoca i monumenti più belli, la Porta Nigra, la Basilica Palatina e tre vasti impianti termali, tutti Patrimonio Unesco. Nonostante questa dimensione monumentale, il senso di grandiosità antica che si respira e la popolarità turistica che attira visitatori soprattutto dalla vicina Francia e dal vicinissimo Lussemburgo, Treviri sembra una città molto più piccola e raccolta di Coblenza, pur avendo la stessa popolazione. Forse perché tutte le sue bellezze sono concentrate in uno spazio ristretto e pedonalizzato, fra la Domstadt, il nucleo attorno alla cattedrale romanica di S. Pietro e alla chiesa gotica di Nostra Signora, e la piazza quadrata dell'Hauptmarkt. Appena fuori da questa cerchia la casa natale di Karl Marx, meta di un consistente pellegrinaggio "socioturistico", costituisce un contraltare laico ai monumenti della religione, che, com'è noto, per il grande filosofo era "l'oppio dei popoli". Apprezzava invece il vino, Marx, ed aveva una scarsa opinione di chi non lo amava, condividendo, in questo, il pensiero sugli astemi di Lutero, il quale, anch'egli uno spirito critico, è oggetto di pellegrinaggi in un'altra città romantica della Renania-Palatinato sulle rive del Reno, Worms. Qui nel 1521, Lutero incontrò l'imperatore Carlo V e da questi, con un editto che porta il nome della città, fu messo al bando: per il rifiuto a rinnegare quelle 95 Tesi che, affisse quattro anni prima alla porta del Duomo di Wittenberg, avevano dato inizio alla riforma protestante. Dalle navi in crociera sul fiume che sfiora la città, famosa per essere la patria della saga dei Nibelunghi, sbarcano ogni settimana centinaia di pellegrini per rendere omaggio al monumento dedicato al grande riformatore. È una città multietnica, Worms (il 10 per cento della popolazione è costituito da turchi), e moderna, rinata dalle ceneri della guerra. Degli edifici antichi poco è rimasto intatto a parte il Duomo, con la sua massa torreggiante di arenaria rossa, sfondo per gli spettacoli dei Nibelungen Festspiele. Fu incendiato, invece, dai nazisti, il quartiere ebraico, con la sinagoga più antica della Germania (ora ricostruita), mentre fu risparmiato il cimitero, anteriore di quattro secoli a quello di Praga: un giardino pieno di pace, dove si passeggia fra le lapidi annerite e sbilenche. Gli ebrei furono deportati nel campo di Osthofen, vicino alla città, primo lager nazista in assoluto, banco di prova per testare le reazioni della popolazione a quest’opera di pulizia etnica. Oggi è un museo: ci si passa accanto lungo il Rheinterrassenweg, un percorso su strade campestri che a nord di Worms, attraverso i vigneti costellati di pale eoliche del Rhein-Hessen, fra le più grandi regioni vinicole tedesche, in una sessantina di chilometri conduce fino a Magonza, con soste e pernottamenti nelle aziende agricole. Anche nella romantica città di Spira, poco lontano, il quartiere ebraico è andato in fiamme nella Notte dei cristalli (il pogrom nazista del novembre 1938). Si è salvato solo il sotterraneo Judenbad, un impianto per i bagni purificatori vicino alla sinagoga ricostruita, bellissimo nelle sue pulite linee quattrocentesche. Scendere a sfiorare le acque limpide che sgorgano dalla terra da un senso di pace e di possibile perdono. Il quartiere è accanto al Duomo dell'imperatore, una chiesa enorme e severa che ha le absidi fra gli alberi di un parco lungo il Reno e la facciata in città. Costruito a partire dal 1030 è chiamato così perché non fu voluto da un vescovo ma da un sovrano del Sacro romano impero: Corrado II il Salico. La larga e pedonale Maximilianstrasse dal Duomo si spinge verso la Altportel, aggregando attorno a sé un abitato di case piccole e basse, come di villaggio. All'inizio della via, l'enoteca Weinstudio Pfalz è uno dei luoghi più accoglienti per proseguire il viaggio, brindando con i vini di una regione, dove si concentra il settanta per cento della produzione di tutta la Germania.