-- Il Kerala, nel paese delle noci di cocco - Viagginsieme

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IL KERALA, NEL PAESE DELLE NOCI DI COCCO
--- Touring Febbraio 2017 ----

Il piccolo Stato indiano del Kerala ha il reddito più basso, ma il più alto tasso di cultura, istruzione e tolleranza del Subcontinente. Una meta insolita ed al tempo stesso ideale per avvicinarsi al “pianeta India. A Kochi, una città di lagune sul mare Arabico vi sostò Marco Polo; dal Quattrocento in poi portoghesi, olandesi, che vi costruirono il Palazzo reale, ed inglesi vi si stabilirono, mantenendo la dignità ma non il potere dei maharaja. Le indicazioni stradali, la pubblicità e le insegne dei negozi lungo la strada dall'aeroporto sono in inglese, perché, era la seconda lingua dello Stato. Il Kerala, che significa " il luogo delle noci di cocco" , ha il tasso di alfabetizzazione più alto dell'intera nazione indiana, superiore anche ad alcuni Paesi europei: oltre il 90%. Nel 1957, le prime elezioni libere e democratiche portarono al governo il Partito Comunista, che diede massima priorità a istruzione, sanità, servizi sociali e sviluppo economico. Da allora, i keralesi sono i più sani, i meglio istruiti, i più tolleranti e i meno corrotti cittadini dell'India nonostante il basso reddito pro-capite. Tutto ciò è stato misurato attraverso sistemi di indici di sviluppo introdotti da Amartya Sen, premio Nobel, e poi adottati dall'Onu. È il maggiore successo del comunismo nel mondo, che permane nonostante dal 1982 il potere sia gestito a turno da comunisti e socialisti. Al tramonto si passeggia indisturbati sul lungomare. Non c'è un mendicante in giro. Famiglie hindu, musulmane e cristiane fanno la passeggiata serale. Gli adulti chiacchierano, i bambini giocano, gli innamorati passeggiano guardandosi negli occhi, i pensatori camminano lenti. Altri fanno la fila per comprare dalle friggitorie improvvisate su trespoli il pesce appena pescato. Tra il verde della vegetazione appaiono squarci luminosi del canale solcato da barconi; le palme appesantite da grappoli di noci di cocco si inclinano sulle acque come se volessero tuffarsi. Kochi non è mai stata una colonia e dunque ha assorbito quello che voleva dalle culture diverse dei visitatori. I primi, 2700 anni fa, gli ebrei esuli dopo la caduta del regno di re Salomone. La sinagoga non è lontana dai templi indù, dalla cattedrale cattolica e da una moschea. Poi vennero San Paolo e i suoi seguaci. Infine l'Islam, mille anni fa. Le religioni autoctone convivono felicemente con le tre straniere. La storia degli ebrei di Kochi, iniziata e finita con una diaspora, è particolare. Con il passare dei secoli persero la lingua e la conoscenza della Bibbia, che recuperarono 1400 anni dopo dagli ebrei sefarditi sbarcati con i portoghesi e gli olandesi. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, sconvolti dalle notizie del genocidio nei campi di concentramento nazisti, allarmati dall'incertezza politica dell'India unificata e indipendente e dalla recrudescenza dell'intolleranza tra hindu e musulmani, gli ebrei, tutti facoltosi, lasciarono Kochi in massa per emigrare in Israele: una diaspora volontaria. Sono rimaste solo due donne, zia e nipote. Quest'ultima non ha preso marito: non ci sono maschi ebrei.  Le donne di Kochi, di qualsiasi fede siano, sono forti: in certe comunità esiste addirittura la matriarchia. Sui mezzi pubblici hanno i posti davanti, e gli uomini quelli dietro. Il teatro del Kathakali offre una rappresentazione della danza tradizionale dell'induismo basata sul Mahabharatha e il Ramayam. Accovacciati sul palcoscenico, gli attori si truccano da soli spalmandosi sul volto pasta di cocco verde, rosso, bianco e nero guardandosi in specchi minuscoli. Un rito. Ore dopo, i volti mutano in maschere voluminose. La gestualità e la mimica spiegano la storia anche ai turisti. A differenza di altre rappresentazioni teatrali di storie sacre, il Kathakali celebra l'essere umano e le emozioni degli uomini, non la divinità. Dalle terrazze si nota la filiera del pesce fritto di strada più veloce del mondo. Le reti cinesi, enormi quadrati di rete leggera in cima a un palo connesso a due altri pali, sono costruzioni semplici e mirabili. Calano lentamente nell'acqua man mano che si alleggeriscono dei contrappesi; vi restano quanto basta per riempirsi e poi si rialzano. Una vista che non stanca mai. Sulla spiaggia, pescivendoli e privati aspettano il pescato; contrattano veloci e vanno via. A pochi metri di distanza, friggitorie improvvisate friggono il pesce ancora vivo, mentre i clienti aspettano con l'acquolina in bocca. Kochi si lascia con il desiderio di rimanervi e la volontà di tornarvi. E una città bellissima, pacifica, colta, adatta a tutti i viaggiatori indipendenti, giovani ed anziani. Che fa pensare. E che rigenera.

DA SAPERE
LO STATO DEL KERALA si trova nell'India sud-occidentale; si estende per 38.863 km' (due volte la Puglia). Con i suoi 575 km di costa bagnata dal Mare Arabico, è un paradiso tropicale.
IL CLIMA registra temperature tra i 28 e i 35 °C. Dicembre, gennaio, febbraio e marzo hanno un clima secco, mentre da giugno a settembre è umido e c'è il rischio monsoni.
DOCUMENTI: passaporto con validità residua di almeno sei mesi.
IL FUSO ORARIO, uguale per tutta l'India, è +4,30 ore rispetto all'Italia.
LINGUE: inglese e malayalam.
MONETA: rupia indiana (INR).
ARRIVARE IN AEREO. Voli da Milano e Roma per Kochi via New Delhi con Air India, Emirates, Etihad. L'aeroporto dista 40 km dalla città.
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