OTRANTO: APPUNTAMENTO ALL'ALBA
--- (I Viagggi di Repubblica Dicembre 2004) ---
La punta estrema del Salento è il luogo che vede per primo in Italia la luce del nuovo anno. Itinerario tra antichi e misteriosi menhir e le strette viuzze di Otranto inseguendo i primi raggi del sole. Dicono che basti ammirare il primo "sorriso" del sole del nuovo anno per propiziarsi il futuro. O meglio, questo è ciò che gli abitanti di Otranto raccontano con convinzione. Per loro, del resto, non deve essere difficile godere dei primi raggi solari. La cittadina del Salento, è, infatti, il luogo più ad oriente d'Italia (scorgendo una qualsiasi carta geografica del Mediterraneo si può osservare che le opposte sponde dell'Adriatico si avvicinano esattamente al 40° parallelo) e quindi dove per prima l'alba fa capolino. Così ogni giorno! Ma l'alba del 1 gennaio è unica in tutto l'anno, e poi ammirarla porta fortuna, più che mangiare lenticchie o i dodici chicchi d'uva. Cosicché sono in molti che, sfidano qualunque inclemenza del tempo, pur di sentirsi parte di quell'esercito di persone che, con lo sguardo incantato, si ritrova a Punta Palasela (a Capo d'Otranto, punta più ad Est), vicino al vecchio faro, per brindare per la seconda volta dopo il cin cin di mezzanotte, mentre il sole sorge dal mare. E magari esprimere un desiderio, che ogni occasione è buona. Se andate nel Salento per il Capodanno, non si può mancare a questa tradizione. Lo spettacolo è così bello da sembrare irreale. Il souvenir più autentico, una volta tornati a casa, sono quelle immagini uniche che rimangono incise nella memoria. Quei giochi di colori e di trasparenze che filtrano le onde e illuminano il buio del cielo. Quei contorni velati delle montagne dell'Albania che piano piano si scoprono, quasi ad abbracciarle se non ci fosse il mare. Quei tratti della costa greca che senti così vicina. Tanto vicina da captare il segnale di telefonia mobile degli operatori greci. "Benvenuto in Grecia, le ricordiamo che per poter effettuare chiamate...." è il messaggio che arriva sul cellulare. E ancora l'odore del cielo pulito. Già questo basterebbe per eleggere la città di Otranto meta privilegiata per le prossime vacanze di San Silvestro. Ma questo è solo un aperitivo. Visitarla, adesso, in inverno, senza migliaia di bagnanti in giro tra spiagge e strade, dà la possibilità di apprezzarla al meglio. E anche il mare ha un altro fascino, con gli arenili di finissima sabbia in accoglienti baie, le basse scogliere o quelle più alte e frastagliate, i faraglioni, le grotte. Il panorama più bello si vede dalla Torre di Sant'Emiliano, una delle 366 torri costiere al tempo dei Viceré di Spagna. Dalla sua sommità lo sguardo spazia fino all'isolotto di Sant'Emiliano. Poco più giù si trova Porto Badisco, fiordo in miniatura immerso tra fichidindia e macchie di mirto salentino, dove, secondo il racconto virgiliano dell'Eneide, approdò Enea, con Acate e gli altri suoi compagni. Un lembo di terra molto pittoresco che più volte viene utilizzato come set per le pubblicità di case automobilistiche. Per non dire delle atmosfere della Torre del Serpe, così chiamata perché secondo la leggenda un serpente marino, risalendo dal mare beveva l'olio della lampada del faro. Ma la natura si è divertita anche a trasformare un sito di archeologia industriale in uno incantevole di archeologia ambientale: il laghetto di bauxite, immerso nella terra rossa e friabile. Un tempo veniva utilizzato come stazione di lavaggio del minerale estratto, poi è stato abbandonato. Oggi, se lo si osserva dall'alto, sembra di essere sulla superficie lunare con il rosso delle pareti rocciose, schizzate qua e là di verde della macchia mediterranea. Sul versante Nord meritano una visita i Laghi Alimini. Sono due specchi d'acqua, scintillanti d'argento, caratterizzati da fitti canneti che ospitano rare specie vegetali, come la carnivora erba vescica. Dopo questo tour, voltate le spalle al mare e addentratevi lungo l'entroterra. Scoprirete una tale concentrazione di dolmen e menhir, pari soltanto a quella di alcuni luoghi della Bretagna. Ma bisogna che vi disponiate ad una visione istintiva. Si narra infatti, che questi monumenti sono in grado di nascondersi agli occhi di persone che non sanno apprezzarli. La cura posta nell'esecuzione di queste opere è eccezionale. Per comprendere il fenomeno ci viene in aiuto un'antichissima storia babilonese: un tempo, gli uomini comunicavano con Dio attraverso una fune calata dal cielo; un giorno da questa arrivò in dono una pietra. Gli uomini, sdegnati, la rifiutarono; il giorno successivo fu loro donata una banana, che mangiarono contenti. Dio li ammonì: "avreste potuto prendere la pietra ed allora la vostra vita sarebbe stata eterna come quella delle rocce, ma avete scelto la banana ed allora vivrete per poco tempo, come essa." Gli uomini sostituirono al corpo i megaliti, testimoni eterni della loro esistenza ed ebbero così sia la pietra, sia la banana. Accanto a questi racconti bisogna considerare le scoperte dell'archeo-astronomia: spesso questi megaliti si trovano lungo l'asse est-ovest, sulla traiettoria dei raggi solari e sono espressione di riti legati alla fecondità della terra. Purtroppo molti di questi megaliti sono abbandonati, altri non sono indicati, altri ancora sono in campi o abitazioni private.
OTRANTO – Le case bianche ed il fasto del passato
Il bello di Otranto, l'antica Hidmntum, è nelle vie strette lastricate di pietra viva e a serpentina tra le case bianche, lungo le quali la cornice di una porta di qualche palazzo basta da sola a suggerire qualche fasto del passato. Lo splendore è nella Cattedrale di stile romanico- gotico pugliese, con rosone rinascimentale e portale barocco. La luce e l'ombra compongono sulla facciata i loro giochi spettacolari. Tutto sembra studiato perché l’una e l'altra ne esaltino l'idea di grandezza. Una volta dentro, la ricchezza artistica si esprime nel soffitto a cassettoni, nella cappella degli 800 Martiri, nella Cripta che si trova sotto la cattedrale. Ma si rimane stupefatti di fronte al mosaico di Pantaleone, composto dì tessere policrome del XII secolo, il più grande, quasi mille metri quadri, di tutto l'Occidente. Raffigura l'albero della vita nella sua compiutezza tra bene e male. La città vanta anche una scuola di mosaici di antiche tradizione. Da vedere, l'imponente Castello eretto dai bizantini, a pianta pentagonale. Concedetevi una passeggiata sul camminamento attiguo al castello, per godere di un magnifico panorama. Infine visitate la basilichetta di San Pietro, massima espressione dell'arte bizantina. Si dice che la fondazione di questa chiesa è legata al passaggio di San Pietro, in viaggio verso Roma. La leggenda è alimentata da un'iscrizione in greco relativa alla lavanda dei piedi. Le pareti sono interamente affrescate con scene tratte dal vangelo.
CUCINA E SAPORI IN TERRA D’OTRANTO
La cucina otrantina è composta da piatti semplici e da ricette poco elaborate, dove si sente il profumo del mare e della campagna. Tra i piatti tipici troviamo le "sagne ncannulate", pasta fatta in casa tipo tagliatelle e spiralizzate su se stesse; "i ciceri e tria", una sorta di pasta e fagioli; i "turcinieddhi", gli involtini di interiora di agnello o capretto, dal gusto delicato e allo stesso tempo amarognolo; ancora le cicoriette otrantine (crescono spontaneamente nella zona collinare vicino al mare) o la "taleddhra" alla salentina, cioè riso con cozze. Il tutto condito con olio Dop Terra D'Otranto, rigorosamente extravergine. Non è pranzo se non compare in tavola "il pasticciotto", dolce di pasta frolla ripieno di crema. Si trova in tutte le pasticcerie. Inoltre c’è il "rustico", deliziosa pasta sfoglia con mozzarella, besciamella e pomodoro. Da mangiare caldo. Tra gli altri dolci anche quelli con pasta di mandorla. Vanno poi segnalati i formaggi, di cui la zona è ricca, soprattutto il pecorino, ma anche ricotta, cacioricotta e la "giuncata", una specie di mozzarella ancora più morbida della Terra d'Otranto.