-- Casale Monferrato, l'imbarazzo della scelta - Viagginsieme

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PIEMONTE: CASALE MONFERRATO, L'IMBARAZZO DELLA SCELTA
---  (Qui Touring Aprile 2007) ---
Cortili e palazzi, chiese e torri, un Duomo con oltre 900 anni ed una sinagoga tra le più belle d’Italia: alla scoperta dei capolavori di Casale. Krumiri compresi. Dopo aver girovagato per bricchi e valli che disegnano gli ondulati profili del paesaggio monferrino, tutto vigne, boschi e coltivi, interrotto tutt'al più da qualche borgo isolato, una pieve di campagna o i resti di un castello, proprio non ti aspetti di approdare in una città di nobile casato. Anzi, in un'elegante capitale in miniatura, magari oggi un po' decaduta, ma pur sempre blasonata. Come attesta il carattere fiero dei suoi abitanti, che si riflette nei numerosi palazzi signorili, nelle chiese e negli edifici storici di varie epoche in cui, come in un libro aperto, si può leggere la storia cavalleresca del Marchesato del Monferrato, per ben otto secoli enclave indipendente all'interno del Piemonte. Casale ne diventa la capitale nel Quattrocento, quando i Paleologi conquistano queste terre pacificamente, per successione, e in seguito vi viene trasferita anche la cattedra vescovile: per il piccolo borgo di poche case in riva al Po (un casale, appunto) è l'inizio di una trasformazione che lo porterà in breve ad essere degno del rango di città. Per chi giunge oggi a Casale Monferrato, l’incontro con la memoria di quei tempi non si fa attendere, materializzandosi nelle forme possenti del Castello, una fortezza con torrioni angolari cinta da un fossato "profondo sette tese", che sembra piazzata ad arte per accogliere i visitatori. Anche se in realtà la posizione vicino al fiume era stata studiata più per respingere che per ricevere. Il forte mantiene la forma e le dimensioni originali, nonostante sia stato ampliato più volte nei secoli fino a diventare una delle maggiori piazzeforti d'Europa, capace di resistere strenuamente a più di un attacco. Il Castello dei Paleologi sarebbe l’edifìcio più vetusto della città, se non fosse superato in anzianità dal Duomo di S. Evasio, consacrato nel 1107. In stile romanico-lombardo affiancato da due campanili, S. Evasio conserva il nartece, un autentico capolavoro caratterizzato da volte a botte e a crociera, che introduce nelle cinque navate. Tra statue e dipinti di epoca rinascimentale e barocca, nella navata destra spicca la cappella di S. Evasio, in cui si venera l'effigie del patrono della città, opera settecentesca di Benedetto Alfieri. A due passi dalla cattedrale si apre piazza Mazzini, il salotto buono di Casale, con lo storico bar Savoia sotto i portici che si animano la domenica e nei giorni del Paniere, l'ormai tradizionale mercatino dei prodotti biologici nato quando il mangiar sano non era ancora una moda. Ogni terzo sabato del mese la città torna quindi a essere paese: ci si attarda tra le bancarelle di frutta e verdura coltivate in modo naturale, si fa scorta di salumi, miele, conserve e formaggi delle cascine della zona, senza dimenticare qualche bottiglia dei vini astigiani doc, come grignolino, freisa e cortese dell'Alto Monferrato. Per i krumiri, orgoglio della pasticceria locale, si va invece direttamente alla Biscotteria Portinaro, nella vicina via Lanza. Trovarla non è difficile: se è giorno d'infornata basta lasciarsi guidare dall'aroma inebriante dei biscotti preparati ancora secondo l'ultracentenaria ricetta del pasticciere Domenico Rossi, che per la caratteristica forma ricurva si ispirò ai "mustacchi a manubrio" di re Vittorio Emanuele II. Passeggiando per le vie del centro non si può fare a meno di notare gli splendidi palazzi settecenteschi che delineano l'itinerario della Casale barocca, che ha il suo fulcro in via Mameli, più di ogni altra fiancheggiata da sfarzose dimore nobiliari che celano all'interno saloni, scalinate e cortili segreti, in un intrigante gioco di vedo non vedo. È il caso di palazzo Gozzani di San Giorgio, sede del Municipio, cui si accede da uno scalone d'onore decorato da statue e che vanta splendide sale affrescate; di palazzo Gozzani di Treville, elegante esempio di barocco piemontese; di palazzo Sannazzaro, restaurato e sede di mostre, concerti e iniziative culturali, che dietro il portale con stemma del casato rivela un quieto cortile porticato. Svoltando in via Cavour, ecco poi palazzo Gaspardone-Ottavi, presunto teatro delle gesta libertine di Bianca Maria Gaspardone, contessa di Challant, prima di passare ai Gonzaga che vi sistemarono il Maestrato Ducale del Monferrato. Di fronte, un chiostro accoglie i visitatori che entrano nell'antico convento agostiniano di S. Croce attratti dal prezioso ciclo di affreschi di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, dal nome del borgo in cui aveva una fiorente bottega, stella di prima grandezza nel panorama artistico del marchesato monferrino tra Cinquecento e Seicento. Il complesso è anche sede del Museo civico, che riunisce le interessanti collezioni della pinacoteca – artisti piemontesi e lombardi di varie epoche – e la gipsoteca, con quasi duecento opere di Leonardo Bistolfi, il maggiore scultore simbolista italiano, nato proprio a Casale. Non manca una sezione archeologica, dedicata ai reperti dell'età del bronzo e provenienti dagli scavi della zona. L'ultima rivelazione, per certi aspetti la più suggestiva, di questo itinerario alla scoperta della Casale nascosta, ci attende nel cuore dell'antico quartiere ebraico. Celata dietro una facciata a dir poco anonima di vicolo Salomone Olper si scopre la più sontuosa delle sinagoghe piemontesi. Costruita nel 1595, fu ampliata nel Settecento quando divenne il nucleo del ghetto istituito per decreto sabaudo. Gli interni sono un tripudio di dorature e stucchi barocchi, emblema della ricchezza della comunità di allora, giunta nel Monferrato nel XV secolo da Francia, Germania e Spagna. Sulla volta campeggia a caratteri d'oro l'iscrizione in ebraico "Questa è la porta del cielo", mentre altre scritte, ai lati dell'Aron Haqodesh, cioè l'Arca Santa che custodisce i Rotoli della Legge, testimoniano la riconoscenza a Carlo Alberto di Savoia, che nel 1848 proclamò l'uguaglianza di tutti i culti. Nei locali del matroneo è invece ambientato il Museo d'arte e storia antica ebraica, tra i più completi al mondo. Vanta infatti una straordinaria collezione di oggetti e paramenti sacri di varie epoche, tra cui medaglioni, corone e rivestimenti per i Rotoli della Legge cesellati in filigrana, provenienti da altre sinagoghe, dal mercato antiquario o da collezioni private delle famiglie della piccola ma attivissima comunità ebraica casalese.
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